Stavolta si va sul personale, dato che dal prossimo anno potrebbe essere introdotto il divieto di fumo in tutti gli impianti italiani dove si giocano incontri professionistici. La proposta è stata approvata ieri dall'Osservatorio presso il Ministero dell'Interno - organo deputato a proporre provvedimenti e misure per migliorare la sicurezza negli stadi.
A quanto pare, obiettivo dell'Osservatorio è quello di estendere in Italia un divieto simile a quello esistente già in Inghilterra e in alcuni stadi americani, ma anche al Camp Nou di Barcellona, dove i blaugrana sono in prima fila nella lotta al tabagismo attraverso la campagna "Quit Smoking with Barça". Il divieto di fumo era stato inoltre imposto dall'UEFA negli stadi di Polonia e Ucraina dove si sono giocati gli ultimi Europei.
Per ora comunque nulla dovrebbe cambiare, ha precisato il Viminale, anche perché non esistono ancora basi normative per imporre un simile divieto: ovviamente senza una legge non è possibile introdurre sanzioni o attribuire (agli steward? gli stessi che attendo da anni l'equiparazione della loro funzione a quella di "incaricato di pubblico servizio"?) la facoltà di effettuare i controlli ed elevare le sanzioni di cui sopra.
Sul tema è intervenuto anche il senatore del PD Ignazio Marino, da sempre in prima fila sul tema con la sua fondazione iThink, che proprio la scorsa settimana ha presentato un rapporto su fumo e minori. "Credo che ogni misura che porti a diminuire il consumo di tabacco sia positiva", ha dichiarato Marino, aggiungendo che "potrebbe essere un'idea" quella di inserire un emendamento di questo tipo nell'iter del "decretone" sanitario. Non a caso, aggiunge Marino, primo firmatario, insieme al presidente della Commissione Sanità del Senato, Antonio Tomassini, di un ddl sul fumo fermo da tempo a palazzo Madama, "sono stati già presentati emendamenti che mirano a proibire il fumo in spazi aperti". Secondo l'esponente del Pd, in questo caso, ''non si tratta di fare il tifo ma di capire che in Italia muoiono circa 70mila persone l'anno per problemi legati al fumo e che il costo del Ssn ammonta a circa 7 miliardi di euro l'anno''.
Prima di definire le norme che dovrebbero portare a questo divieto, l'Osservatorio intende ascoltare tutti gli stakeholder in qualche modo coinvolti sul tema. L'obiettivo, ha spiegato il vicepresidente dell'Osservatorio, Roberto Massucci, è quello di arrivare all'inizio della prossima stagione con le idee più chiare e, eventualmente, partire con una sperimentazione in due, tre impianti simbolo. «L'agenda approvata oggi - dice - contiene una serie di punti da approfondire, nel corso delle prossime riunioni, tra cui appunto il divieto di fumo». Al momento, prosegue, «è stata avviata un'indagine a livello internazionale e saranno approfonditi studi di settore, sentendo chiaramente addetti ai lavori e rappresentanze dei tifosi».
Se ne parla quindi dal prossimo campionato, anche se l'orientamento verso una regolamentazione di stampo quasi-proibizionista sembra abbastanza chiaro. Del resto l'orientamento (alquanto demagogico) sul tema da parte della UE - impegnata nella revisione della Direttiva Tabacco proprio in questi mesi, in cui si parlerebbe anche dell'introduzione di un inutile (ai fini sanitari) pacchetto "neutro" - sembra contagiare molte altre istituzioni. Nel caso del fumo negli stadi - premesso sempre che il fumo può uccidere - ci sarebbe da chiedersi se l'avventurarsi in una ulteriore restrizione di una libertà individuale (essendo luoghi all'aperto, a differenza di quelli previsti dalla legge Sirchia) sia la via più giusta. Ma a quanto pare il tema della libertà personale da tempo confligge con le scelte delle istituzioni in Italia, tanto più se si parla di stadi.
PS: chissà come la prenderà il CONI, che da sempre ha un corner per la vendita di sigarette all'interno dello stadio Olimpico. E la questione sarà un limite economico anche per le società che puntano a costruire stadi di proprietà, anche se va detto che allo Juventus Stadium - essendo privato - il divieto è già in vigore, ma inapplicato.
Prima di definire le norme che dovrebbero portare a questo divieto, l'Osservatorio intende ascoltare tutti gli stakeholder in qualche modo coinvolti sul tema. L'obiettivo, ha spiegato il vicepresidente dell'Osservatorio, Roberto Massucci, è quello di arrivare all'inizio della prossima stagione con le idee più chiare e, eventualmente, partire con una sperimentazione in due, tre impianti simbolo. «L'agenda approvata oggi - dice - contiene una serie di punti da approfondire, nel corso delle prossime riunioni, tra cui appunto il divieto di fumo». Al momento, prosegue, «è stata avviata un'indagine a livello internazionale e saranno approfonditi studi di settore, sentendo chiaramente addetti ai lavori e rappresentanze dei tifosi».
Se ne parla quindi dal prossimo campionato, anche se l'orientamento verso una regolamentazione di stampo quasi-proibizionista sembra abbastanza chiaro. Del resto l'orientamento (alquanto demagogico) sul tema da parte della UE - impegnata nella revisione della Direttiva Tabacco proprio in questi mesi, in cui si parlerebbe anche dell'introduzione di un inutile (ai fini sanitari) pacchetto "neutro" - sembra contagiare molte altre istituzioni. Nel caso del fumo negli stadi - premesso sempre che il fumo può uccidere - ci sarebbe da chiedersi se l'avventurarsi in una ulteriore restrizione di una libertà individuale (essendo luoghi all'aperto, a differenza di quelli previsti dalla legge Sirchia) sia la via più giusta. Ma a quanto pare il tema della libertà personale da tempo confligge con le scelte delle istituzioni in Italia, tanto più se si parla di stadi.
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