Pagine

mercoledì 27 maggio 2009

Un morto a Parma. Il "colpevole"? Lo stadio

E così purtroppo sabato scorso il calcio italiano ha dovuto aggiungere un altro nome alla lista dei troppi morti. Solo che stavolta la responsabilità non è di qualche facinoroso, ma di un impianto vecchio seppur rispettoso di tutte le regole esistenti, è oramai inadeguato e – come si è potuto vedere – anche pericoloso.

Quella dello stadio di Parma è purtroppo una vicenda che si trascina da tempo, tra il Comune che ha chiaro il quadro di come entro 10 anni quasi tutte le società di Serie A avranno il proprio stadio polifunzionale in aree adeguate, con gli ultras di traverso che si inalberano preventivamente di fronte a possibili speculazioni, e la società guidata dal presidente Tommaso Ghirardi che pare stare alla finestra, stretta tra la consapevolezza che un nuovo “Tardini” è a dir poco necessario per il futuro del FC Parma e la paura di doversi confrontare con la curva. Il fatto è che l’analisi della situazione è impietosa. Il “Tardini” è stato costruito nel 1923 e oggi si trova praticamente al centro della città, per l’infelicità dei residenti costretti a subire invasioni settimanali, e con rischi continui per la sicurezza. Ma non solo. Per gli standard attuali è uno stadio fossile, fatto com’è di tribune alte 10 metri in tralicci metallici e con ringhiere di parapetto stile scalinata di un edificio anni '20. Certo, negli anni è stato sistemato, adeguato alle norme. Ma sempre un fossile rimane, anche se non è certo l’unico in Italia, basti pensare – parlando solo di Serie A – agli stadi di Bergamo, Cagliari e persino Firenze.

I Boys della curva parlano giustamente di tradizione e si appellano al romanticismo, alle piccole gioie. Molti tifosi dicono – altrettanto giustamente – che basterebbe rifarlo nuovo dove si trova proprio ora, vista la splendida location (per chi ci va, non certo per chi ci abita). Peccato però che per rifare uno stadio del genere ci vogliano molte decine di milioni di euro che oggi nessuna amministrazione italiana è disposta a spendere, essendo soldi praticamente a fondo perduto, visto che parliamo di uno stadio che, così com’è concepito, vive solo 25 giorni l’anno o poco più e che costa non poco in manutenzione. E costruire oggi un nuovo stadio – necessario se si spera in un futuro roseo per i gialloblu – vuol dire farlo polifunzionale, sfruttabile per almeno 60/70 giorni l’anno con eventi di ogni genere (concerti, congressi, rugby, ecc.), un posto dove giovani e meno giovani della città possano recarsi a fare la spesa come in palestra. Uno stadio nuovo, più piccolo (la media degli ultimi 10 anni è di 15.888 spettatori a partita) comodo, con servizi (dai ristoranti ai negozi, passando per gli asili), coi parcheggi e la metropolitana (che a Parma stanno per costruire). Solo che i soldi per un’operazione di questo genere possono arrivare solo dai privati, che dovranno ovviamente avere un legittimo guadagno, commisurato però a quanto apporteranno alla comunità cittadina e non solo.

Si deve poi pensare che verrebbe liberata un’area al centro di Parma che potrebbe offrire servizi di ogni genere ai residenti cominciare – ad esempio – da un palazzo del ghiaccio dove poter andare a pattinare 365 giorni l’anno. Ma queste son scelte di politica urbanistica che non ci competono. Il futuro - per Parma come anche per Roma, dove il sindaco Alemanno annuncerà a breve l’ubicazione dei due nuovi stadi di SS Lazio e AS Roma, e per le altre città - può essere solo questo. Altrimenti il rischio per i tifosi del Parma è un ritorno definitivo nell’anonimato vissuto negli anni ’70, anche perché oggi nel mondo post-crisi non ci sono più mecenati o finanzieri pronti ad investire nel calcio senza un ritorno economico. E se a molti il calcio moderno fa “SKYfo” (come scritto su molti striscioni nelle curve di tutta Italia) con le sue distorsioni e la prevalenza dell’aspetto economico, purtroppo o se ne accettano le regole o si dà l’addio al futuro.

Nessun commento:

Posta un commento