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martedì 26 maggio 2009

Toscana, stadi da retrocessione

Bel dossier della redazione locale Toscana de L'Espresso.it sulla (triste) situazione degli stadi in Toscana, dove al vaglio ci sono progetti, idee e studi, ma i tempi smbrano infiniti e i dubbi ancor di più.
Si parte da Viareggio - di cui S&B ha scritto venerdì - dove sotto i pini si prepara uno stadio-gioiello da 10mila posti a sedere, tutti coperti [firmato dall’architetto Gino Zavanella purtroppo, lo stesso che ha disegnato il nuovo stadio della Juve, S&B] con un sistema di sicurezza ipertecnologico, quasi un esperimento-pilota. Ma anche una sessantina di negozi, un ristorante, un centro benessere, un albergo da oltre cento camere e un fashion-bar. Potrebbe essere questo il nuovo volto del glorioso stadio dei Pini di Viareggio, teatro di mille battaglie e palcoscenico vetusto del più importante torneo mondiale di calcio giovanile. Ma l’iter burocratico appare lungo. E prevede anche trasferte lontane, visto che un’autorizzazione potrebbe servire anche da Bruxelles, dato che lo stadio dei Pini si trova nei pressi di un «sito di interesse comunitario». Non sarebbe invece un problema l’aspetto economico. Anzi. Dall’operazione il Comune di Viareggio potrebbe perfino ricavare nuove risorse per il proprio, ingessatissimo bilancio. L’Esperia è infatti pronta a rifare lo stadio a proprie spese, acquistando naturalmente i diritti di superficie (che, insieme agli oneri di urbanizzazione, frutterebbero quasi 10 milioni di euro). La società bianconera chiede però impegni certi. E rapidi. Altrimenti l’attuale dirigenza ha già minacciato di farsi da parte.

Ma Viareggio è l'eccezione, visto che le situazioni negative sopno tante. Innanzitutto c'è la la bomba ‘Picchi’. Lo stadio di Livorno è fra i più anziani della Toscana, essendo stato inaugurato nel 1935. All’epoca la struttura, costruita nella zona di Ardenza (vedi foto a destra), faceva parte della periferia cittadina. Lo sviluppo del quartiere e la costruzione di nuove case ha creato nel tempo una sorta di bomba ad orologeria pronta ad ‘esplodere’ ogni sabato pomeriggio. Le vicende degli ultimi anni (installazione delle cancellate e dei tornelli, violenze fra tifosi) hanno esasperato i residenti delle vie limitrofe, tanto che più volte è stata paventata dall’amministrazione comunale la possibilità di costruire un altro impianto fuori dal perimetro della città. L’Armando Picchi (capienza di 20mila posti) è stato già ‘ritoccato’ per poter permettere al Livorno di partecipare alla Coppa Uefa (stagione 2006/07), con l’installazione di seggiolini in tutti i settori e con l’adozione delle più comuni norme di sicurezza. Ma la struttura è comunque usurata dagli anni, e il sindaco Alessandro Cosimi di recente ha riproposto l’ipotesi di uno stadio nuovo, da gestire a metà fra Pisa e Livorno, in zona Coltano. Quasi un’eresia, considerando che mai le due tifoserie sognerebbero di condividere un impianto, a testimonianza che difficilmente il vecchio catino ardenzino troverà presto un erede. Nonostante tutte le inferriate che lo circondano e i problemi che lo affliggono. E’ di qualche mese fa il cedimento di parte della tettoia della tribuna centrale, danneggiata dal libeccio. L’ex assessore allo sport Attilio D’Alesio si è invece mostrato più possibilista: secondo D’Alesio nel prossimo mandato amministrativo la Cittadella dello sport tanto sognata diventerà realtà. Una sorta di villaggio olimpico ad Ardenza, che nei piani però non include l’Armando Picchi: lo stadio andrà delocalizzato in periferia (dove, però?), per lasciare - nelle intenzioni della giunta - la struttura alla sola atletica leggera.

A Pisa il prossimo 6 giugno, l’Arena Garibaldi (intitolata anche al mitico presidente Romeo Anconetani) si tirerà a lustro per accogliere la Nazionale in occasione dell’amichevole con l’Irlanda del Nord. L’evento celebrerà una città che attende gli azzurri da 10 anni e uno stadio che negli anni ‘80, nel suo piccolo, ha fatto la storia del calcio italiano. Uno stadio che però ultimamente ha fatto molto discutere. I problemi di viabilità connessi alla presenza della struttura in mezzo alla città sono stati inaspriti dall’introduzione di tornelli e cancellate e dallo spostamento delle partite al sabato (poche ore dopo la chiusura di scuole e uffici), con le conseguenti proteste dagli abitanti del quartiere di Porta a Lucca, stufi dei numerosi disagi nei giorni delle gare. A difendere il feudo nerazzurro sono gli ultrà, poco disposti ad abbandonare il teatro di tante imprese sportive. Intanto però un progetto è già stato presentato (da Massimo Rota, figlio di un ex presidente nerazzurro) per uno stadio da 25mila posti tutto coperto da costruire ad Ospedaletto. Per il momento però non sono stati incrociati accordi tali da permettere all’idea di decollare. Dunque rimane l’anziana Arena Garibaldi, continuamente bisognosa di interventi, con una capienza ridotta (circa 17mila posti) rispetto agli spettatori che potrebbe ospitare. Una grande vecchia che continua a ruggire, ma ormai incamminata da tempo sulla strada del pensionamento.

Il (finto) giallo del ‘Melani’. Pistoiese in esilio ad Agliana?
La bomba del presidente arancione, nei mesi scorsi, ha provocato anche uno scontro politico in cui è intervenuto anche il sindaco Berti . In realtà, è quasi tutto in regola: i lavori effettuati durante la scorsa stagione hanno adeguato la struttura alle norme del decreto Pisanu. Durante la fase iniziale dello scorso campionato il Comune di Pistoia ha provveduto ad eseguire i lavori previsti per la costruzione e messa in opera dei tornelli, per l’installazzione della videosorveglianza con telecamere e del gruppo elettrogeno. Per essere in regola, manca ancora l’installazione della biglietteria, fuori dalla zona di controllo e filtraggio, adibita all’acquisto dei tagliandi anche poco prima della partita. Sono inoltre previsti lavori di mautenzione agli spogliatoi e alle strutture. Tra gli altri l’adeguamento dell’impianto elettrico delle Tribuna Nord, che in queste condizioni non ne permette l’utilizzo per la disputa delle partite in notturna. Opere che saranno eseguite con uno stanziamento già previsto dall’amministrazione di circa 150mila euro (oltre ai circa 700mila già spesi), e grazie all’accordo con la società che dovrebbe eseguire i lavori in cambio dell’affitto dell’impianto.

Addio Porta Elisa? Ha conquistato la Seconda divisione dopo aver salvato la Lucchese riacciuffandola per i capelli dal fallimento di Hadj, e ora attende che il Comune si pronunci sulla costruzione della cittadella dello sport. Punta in alto la dirigenza della Lucchese, che per fare calcio ad alti livelli (l’obiettivo è la B in 5 anni) vuole costruire alla periferia della città un grande impianto per autofinanziarsi: sportivo, ma anche commerciale e culturale [di cui S&B ha parlato più volte lo scorso anno]. La zona è quella di San Donato, accanto all’autostrada. Qui la Società Sviluppo Sportivo (Valore, Cirpiano e Pagine Sì) ha acquistato da tempo terreni. Sono agricoli e per divenire edificabili c’è bisogno di una variante al piano strutturale, quindi occorre il passaggio in consiglio comunale. Il sindaco Mauro Favilla (centrodestra) è favorevole. La cittadella dello sport dovrebbe comprendere lo stadio e poi impianti sportivi (palestra, piscina, campo da basket e volley) e una multisala, con un servizio efficiente di mezzi pubblici e con spazi-relax, senza trascurare l’aspetto commerciale con supermercato, negozi e ristoranti. Una struttura fruibile tutto l’anno e in grado di produrre reddito attraverso gli affitti. Denaro utile ad autofinanziare la squadra di calcio. Un progetto che non convince i commercianti dell’Ascom [ma sì, continuiamo a proteggere le rendite..., S&B] e il centrosinistra, che contesta il cambio di destinazione d’uso dei terreni [eh sì, perché quando il centrosinistra governa il terriorio non fa esattamente le stesse cose..., S&B].

Insomma, tanti bei prgetti e ancor di più stadi decrepiti.

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