«Per il momento non vogliamo illudere nessuno». Premessa doverosa quella che ci concede Luca Baraldi, prima di affrontare l’argomento più sentito dai tifosi biancoscudati: lo stadio. Ne ha parlato pubblicamente: il Padova sogna un nuovo impianto lontano dall’Euganeo.
Il ddl stadi. Nodo cruciale sarà la benedetta legge sugli stadi che prima di dicembre dovrebbe essere definitivamente approvata dal Senato. «Aspettiamo a leggere il testo», spiega il manager. «Ma da quel che trapela, la nuova legge prevede la possibilità di finanziare la costruzione di nuovo stadio, favorendo in una decina d’anni la riconversione del vecchio impianto in altre attività. Ecco perché, sarebbe molto più conveniente pensare ad un progetto lontano dall'Euganeo». I motivi sono molteplici: «L'Euganeo non è uno stadio pensato per il calcio e i primi ad esserne penalizzati siamo noi stessi. Inoltre rappresenta un costo notevole per il Padova. Cestaro ogni anno sborsa più di un milione di euro tra affitto e manutenzione dell'impianto».
I costi. «Non deve essere necessariamente il Padova ad accollarsi le spese. Il progetto rappresenterebbe un investimento per tanti imprenditori che potrebbero mettere a reddito una struttura, ovviamente, polivalente. Non sarebbe difficile trovare investitori interessati».
Il modello. Negli ultimi anni sulla scrivania di Cestaro sono circolati diversi progetti di ristrutturazione dell’Euganeo, ma ora la filosofia cambia, tant’è che il Padova starebbe già vagliando, in via ipotetica, qualche zona, anche della cintura urbana, dove potrebbe sorgere il nuovo stadio. Il sogno dei sogni, tuttavia, sarebbe riaprire le porte all’Appiani: «Magari», ha dichiarato Baraldi al Mattino di Padova. «Di sicuro l’impianto di via Carducci deve tornare a rivivere e ce ne siamo accorti quest’estate». Il dirigente emiliano, nel corso della sua carriera ha girato l’Europa, visionando centinaia di stadi. «Il mio modello ideale? Quello olandese. E mi riferisco in particolare modo a Utrecht. La città è grande più o meno come Padova, ma ha uno stadio da 25mila posti che anche per noi andrebbe benissimo. Non ne servono di più, bisogna puntare a riempire l’impianto. A Utrecht è quasi sempre pieno e può ospitare diversi eventi, oltre a contenere al suo interno le più svariate attività commerciali».
Le reazioni. «Il nuovo stadio a Limena? Ben venga». Il sindaco Giuseppe Costa sarebbe più che contento di ospitare nel suo territorio il nuovo Euganeo. Ci metterebbe lo spazio e l’entusiasmo di una visione della città metropolitana, che veda Limena protagonista.
Lo spazio c’è: 80 mila metri quadrati adibiti ad impianti sportivi all’interno della zona industriale, a ridosso della tangenziale e in faccia a quello che dovrebbe diventare il parco commerciale. Con un ingresso diretto in tangenziale vicinissimo al casello autostradale. E che si adatterebbe bene all’idea del nuovo stadio lanciata dal manager del Padova, Luca Baraldi, di una struttura polifunzionale.
«L’ipotesi di trasferire lo stadio nel nostro territorio mi trova entusiasta», commenta il sindaco Giuseppe Costa, «perché stiamo dando al nostro territorio una connotazione più ampia di quella comunale. Siamo, in fondo, alle porte della città e il nostro territorio è attraversato da una viabilità che consente di raggiungerci facilmente da ovunque».
«Nella nostra zona industriale abbiamo vaste aree ancora inutilizzate», prosegue Costa, «e una di queste ha già una vocazione a cittadella sportiva. Si tratta di 80 mila metri quadrati, che il nostro attuale Piano regolatore vede adibiti ad ospitare impianti sportivi e dove sarebbe dovuta sorgere, nei progetti passati, la piscina comunale. Ora la zona potrebbe essere riconvertita a stadio. All’uscita dalla tangenziale e imboccando via Breda diretti al cinema multisala, a destra si apre la vasta area destinata ad ospitare il parco commerciale con un centro e dei grandi negozi monomarca, mentre sulla sinistra c’è la zona incolta destinata allo sport. In questo periodo stiamo stendendo il nuovo piano regolatore, il Pat, per cui saremmo in tempo a modificare l’impianto urbanistico di quella zona per adattarlo alle esigenze di un nuovo stadio cittadino».
Per quanto riguarda Padova, la scelta sarebbe importante, in quanto il destino del nuovo ospedale della città potrebbe intrecciarsi a doppio filo con quello del nuovo stadio. L'area di Padova Ovest è stata infatti scelta come location ideale per il nuovo ospedale cittadino alla fine di un lungo braccio di ferro tra il Comune e la Provincia di Padova, che avrebbe preferito una riqualificazione dell'area dell'ex Ospedale dei colli di Brusegana, scrive il Mattino di Padova.
Ma in passato, tra le motivazioni a sfavore di Padova Ovest, c'è stata anche la presenza dello stadio Euganeo.
«Da un punto di vista sanitario non è il massimo avere l'ospedale vicino allo stadio», spiega Giampiero Avruscio, medico e vicepresidente di minoranza del consiglio comunale, «si tratterebbe di una difficile convivenza». Conciliare il riposo dei degenti con le partite domenicali è un rebus di non poco conto. Una difficoltà che verrebbe sfumata dall'ipotesi di un nuovo stadio a Limena. Lontano dagli occhi (e dalle orecchie) dei pazienti ospedalieri, senza il rischio di “pestarsi i piedi” a vicenda in un'area destinata a diventare di cruciale importanza. «Oltretutto senza l'Euganeo si potrebbe espandere l'area del polo sanitario per creare un campus universitario», continua Avruscio, «trasferendo lì i laboratori di ricerca che oggi sono al Policlinico. A livello speculativo se ne può parlare, al momento è un sogno che si scontra con finanziamenti che non ci sono».
Entrambi i progetti, infatti, attendono un più dettagliato piano finanziario.
Per il nuovo stadio, Baraldi pensa ad una cordata di imprenditori che si accollino i costi di una struttura polivalente. Anche per il nuovo ospedale si guarda al privato e ad un'ipotesi di project financing anche perché di soldi pubblici, come ha spiegato il presidente della Commissione Sanità in regione Leo Padrin, non ce ne sono. «Attualmente non vedo un progetto organico, se ne parla da tanto e quelli visti fino ad ora sono fumosi» continua Avruscio, «certo lo spostamento dello stadio sarebbe un'opzione interessante. Ma la realtà è che ora l'azienda ospedaliera ha aree in estrema sofferenza, penso alla pediatria, che hanno bisogno di interventi sostanziali e strutturali».
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