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venerdì 15 maggio 2009

Torino, Roma, Firenze e Milano: movimenti sugli stadi

Fine settimana con molti movimenti per i nuovi stadi italiani.

A Torino - a meno di sorprese ed ulteriori intoppi - tutto è pronto per l’inizio dei lavori di costruzio­ne del nuovo stadio della Juventus (vedi foto a dx), inaugurazione prevista nell’estate 2011. L’ultimo atto spettava al Cda della società bianconera, con l’indicazione del vincito­re della gara d’appalto. Dopo una seduta fiume, e non senza contrasti, i lavori sono stati assegna­ti all’impresa torinese Rosso, capitanata dalla Costruzioni Generali Gilardi. L’appalto, come da comunicato del club, «è stato aggiudicato per un corrispettivo totale di 70 milioni, rispetto ad una base d’asta iniziale di 85 milioni». La scelta del consorzio di im­prese che dovrà consegnare a giugno del 2011 il nuovo impianto di proprietà non è stata facile. Dopo una scrematura iniziale di una trentina di offerte, sono rimaste in corsa due cordate, quel­la vincitrice, torinese e vicina alla Juve da lunga data, e l’emiliana Cmb, colosso nell’edilizia con sede a Carpi. La Cmb rappresentata a Torino dal­la Gozzo impianti fino a pochi giorni fa sembra­va la più accreditata fino alla bocciatura di mar­tedì, in consiglio, per un voto. Una decisione che nonostante si sia trattato di una gara privata, non ha convinto i dirigenti della Cmb, anzi. La chiusura della gara e la nuova riapertura un me­se e mezzo fa con l’invito a presentare una nuo­va offerta al ribasso, la richiesta di sponsorizza­zione della squadra a suon di milioni, hanno de­stato sospetti tra gli esclusi.

A Roma invece, dopo l'incontro di ieri fra il sndaco Gianni Alemanno e la presidente Rosella Sensi, esce fuori che potrebbe essere a Massimina, alla periferia nord-ovest della capitale lungo la via Aurelia, il nuovo stadio della A.S. Roma. Sarebbe questa una delle tre ipotesi avanzate dalla società e, tra queste, è considerata la più plausibile. Il terreno in questione è di proprietà mista, una quota della quale fa capo al gruppo Caltagirone. L'altra area - data da Repubblica in pole position - è quella su cui sorge anche lo storico ippodromo di Tor di Valle. Potrebbe trattarsi di una svolta importante per la capitale, visto che il progetto prevederebbe la costruzione della struttura accanto ad uno degli impianti più grandi in Europa per le gare di trotto. L'ippodromo è di proprietà della società "Ippocity", che da tempo sembra intenzionata a spostare anche il trotto a Capannelle, dove oggi si svolgono solamente gare di galoppo. Tor di Valle a quel punto sarebbe a disposizione del Comune per la costruzione dello stadio della Roma. Stadio che dovrebbe essere ovviamente finanziato dalla famiglia Sensi, magari in partnership con alcuni imprenditori romani che nelle ultime settimane si sono detti pronti a collaborare, se necessario (vedi Caltagirone, Mezzaroma e Angelini, anche se i rapporti fra quest'ultimo e la famiglia Sensi non sono troppo buoni).

La cosa curiosa che risulta a Stadi&Business è che quell'area era da tempo in vendita per poter costruire uno stadio (ci aveva pensato la Federazione Rugby a seguito dei ritrovamenti sotto il Flaminio) più una certa quantità di strutture commerciali e residenziali di servizio (le autorizzazioni ci sono già tutte), e che fino a dicembre era disponibile alla cifra di "soli" €14 milioni, ma la AS Roma non si è mai interessata. Anche perché all'epoca non c'era nessuna reale voglie per investire nella costruzione uno stadio di proprietà. Cosa sia cambiato nel frattempo non è cosa che rileva a questo blog però. Saremmo però curiosi di sapere quanto verrà a costare l'area oggi.

A Firenze il candidato sindaco del PD, il giovane e bravo Matteo Renzi riparla di stadio (glielo chiedono dovunque vada!). «Non è una priorità, ma sono per farlo. Offrendo a Della Valle alcune aree», dice subito Renzi spiegando di avere un modello in testa. Quello della Juve: 30 ettari in tutto di territorio, molti di meno rispetto agli 80 immaginati dai Della Valle al momento di presentare alla città il progetto della «cittadella viola». Il progetto di un nuovo stadio deve però accompagnarsi dalla riqualificazione di Campo di Marte: «E non considero uno scandalo, in linea teorica, buttar giù una parte del Franchi», dice il candidato sindaco ricordando che lo stadio attuale non è vincolato dalla sovrintendenza in ogni sua parte. Del resto, «se era un´opera monumentale non si sarebbe fatto quello che si è fatto in occasione del Mundial ‘90». Sottoscriviamo totalmente.

A Milano infine, valutazione monstre per la possibile vendita del Milan: si parla di una cifra intorno ai 10 miliardi di euro, una cifra così alta che solo gli arabi si potrebbero permettere di pagare. La trattativa sarebbe già avviata con l’ADUG (Abu Dhabi United Group, la società dell’emiro del Dubai, Mohammed bin Rashid Al Maktoum, primo ministro e vice-presidente degli Emirati Arabi Uniti) che chiede di poter costruire un nuovo stadio, nello stesso stile dell’Emirates Stadium di Londra, nuova casa dell’Arsenal. Ma non solo, perché oltre ad investire nel Milan, gli arabi vogliono entrare nell’economia italiana e l’operazione rossonera sarebbe solo una “copertura” per un operazione ad ampio raggio.

1 commento:

  1. La questione mozzafiato del Milan constringerebbe a parlare di che cosa significano gli investimenti esteri nell'economia... la storia ha insegnato che i due estremi dell'autarchia e dell'eccessiva dipendenza dall'estero (vedi Irlanda, la tigre d'Europa per 15 anni, che si è permessa di rifiutare anche la ratifica del Trattato ma che alla crisi è stata abbandonata dagli investitori stranieri...) non sono auspicabili, ma una via di mezzo forse sì. Quindi sì agli investimenti stranieri, a patto di non essere proprietà di un solo Paese (per esempio non è bella cosa che metà del debito pubblico USA sia in mano alla Cina; meglio "diversificare la colonizzazione", facendosi un po' acquistare sia da russi, sia da cinesi, sia da arabi - un po' come fanno in UK). Quanto è dovuto il successo dell'economia britannica agli investimenti esteri (anche qui, a parte crisi)? Tanto, tantissimo...

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