Solo che i soldi per lo stadio dei Cowboys - come riporta uno speciale di Business Week di questa settimana - non sono usciti solo dalle tasche dei proprietari, ma anche da quelle della città, in in quanto Jerry Jones, il miliardario titolare dei Cowboys, ha ricevuto da Arlington un megafinanziamento senza interessi che oggi consente alla franchigia di Dallas di essere quella con le entrate più alte e quella di maggior valore dell'intera NFL.
“E' una parte della corruzione che pervade il sistema federale", ha dichiarato a Business Week James Runzheimer, 67, un avvocato di Arlington che si è fortemente opposto al prestito pubblico. “E' uno di fondi pubblici per sovvenzionare un'attività che invece potrebbe essere finanziata dal privato".
Ma Jones è solo uno delle dozzine di ricconi proprietari di franchigie delle varie leghe a beneficiare dei milioni provenienti dal settore pubblico. Si pensi ad esempio ai Charlotte Bobcats, team del North Carolina di proprietà di Michael Jordan. I Bobcats giocano in una arena, la Time Warner Cable Arena, costruita grazie ai soldi provenienti da dei bond cittadini, dove questa settimana si terrà anache la convention democratica. I Repubblicani invece la scorsa settimana hanno usato il Tampa Bay Times Forum, in Florida, casa dei Lightning della NHL, finanziato con sgravi fiscali.
Secondo quanto riporta Bloomberg - la cifra totale degli interessi sui bond municipali emessi per costruire strutture sportive per club professionistici ammonta a $146 milioni l'anno. Su un totale di $17 miliardi in sgravi e debito accumulato dal 1986 ad oggi, con l'ultimo bond in estinzione per il 2047, il totale dei sussidi da parte dei contribuenti nei confronti dei club per la costruzione dei propri stadi ammonta a $4 miliardi. Le stime sono basate su quanto il Dipartimento del Tesoro americano avrebbe potuto raccogliere in interessi dall'emissione di bond destinati ad investitori rientranti nel 25% di tassazione. Infatti, più della metà dei titolari di bond non tassabili pagano interessi di almeno il 30%, secondo i dati del Congressional Budget Office. Ciò vuol dire che risparmiano anche sulle tasse, rientrando in un regime di tassazione più volte definito come infefficiente e ingiusto dal presidente Barack Obama e dai deputati e senatori di entrambi gli schieramenti.
Inclusi i Cowboys (il team più poplare della NFL second l'ESPN), sono 21 i team della NFL che giocano in stadi costruiti o ristrutturati con soldi pubblici negli ultimi 25 anni. Soldi pubblici delle città che hanno supportato la costruzione di strutture usate da 64 team delle varie major-league, inclusi baseball, hockey e basket.
La nuova generazione di stadi voluta dalle franchigie è stata mirtata a far crescere le entrate derivanti dai posti corporate, come anche da ristorazione e aree commerciali. Ma non solo. Le nuove strutture infatti hanno consentito che il valore delle franchigie raddoppiasse nel periodo dal 2000 ad oggi , secondo quanto riporta la società di servizi finanziari W.R. Hambrecht + Co.. Nel 2009 valeva $1,7 miliardi, ma con l'apertura dello stadio il valore è salito di oltre il 26% a $2,1 miliardi, grazie a quella che Forbes ha definito "una miniera d'oro". Una crescita ininterrotta nonostante nel 1986 il Congresso abbia tentato di bloccare le città dal finanziare gli stadi attraverso sgravi fiscali sui prestiti, originariamente consentiti al fine di permettere alle autorità locali di poter tagliare i costi dei finanziamenti destinati alla costruzione di strade, scuole e servizi. Ma il risultato inintenzionale ha visto invece le autorità locali usare quei soldi per impianti sportivi professionistici.
Anche gli Yankees
Il Cowboys Stadium ha aperto nel 2009 con un sussidio derivato da bond per $65.3 milioni in 29 anni. La New York City Industrial Development Agency si è invece assunta - secondo quanto riporta il New York Times - un debito quarantennale di $321.5 milioni per supportare la costruzione del nuovo Yankee Stadium di proprietà della famiglia Steinbrenner. Simile la situazione ad Indianapolis, dove lo stadio dei Colts (NFL) ha beneficiato di $209.3 milioni in sgravi fiscali, e in Arizona, con $125.9 milioni a favore dei Cardinals.
Il boom dei nuovi stadi in America ha preso il via negli anni '80, quando i team hanno iniziato a inseguire i soldi delle premium suites come anche di posti "luxury", naming rights, parcheggi a pagamento, aree retail e ristorazione. Tutto ciò anche perché sono entrate che non rientrano negli accordi sulla divisione previsti invece per i diritti TV e la vendita biglietti.
Pessimi investimenti, ma...
Una serie di studi condotti dal Lake Forest College (vicino Chicago), dal College of the Holy Cross di Worcester (Massachusetts) e altri, hanno mostrato come gli investimenti municipali negli stadi siano una pessima scelta economica. Ma ciò ai politici non interessa, visto il rischio che una franchigia possa lasciare la città in caso di mancato accordo sull'impianto di gioco. Si pensi al caso recente dei Minnesota Vikings (NFL), senza cui - secondo il senatore dello Stato Geoff Michel - il Minnesota sarebbe un "flyover State", in quanto "uno stadio così [costato $975 milioni] ti mette sulla mappa del paese".
Essendo le singole leghe a controllare i team, la minaccia di una sino ad oggi è sempre stata potente e credibile. Nel marzo 1984 i Colts hanno abbandonato Baltimore per trasferirsi ad Indianapolis in cambio di un nuovo stadio da $95 milioni costruito parzialmente con soldi pubblici. Nel 1995 è stata invece Baltimore ad attirare i Browns di Cleveland con una proposta per una struttura finanziata pubblicamente con $229 milioni. Di conseguenza Cleveland (Ohio), per riavere un team ha docuto spendere $315 milioni per finanziare un nuovo stadio. E i soli di bond di Baltimore e Cleveland sono costati ai contribuenti americani $69,3 milioni. A Detroit il trasferimento al Comerica Park nel 2000, ottenuto dal miliardario (grazie alla pizza, è sua la catena Little Caesars Pizza) proprietario anche dei Detroit Red Wings (NHL) Mike Ilitch, è costato ai contribuenti della città ben 115 dei $361 milioni necessari per la costruzione, e con una ricaduta sui cittadini americani $36,5 milioni in interessi fino al 2027.
In Texas, il proprietario dei Cowboys ha acquistato il team nel 1988 per $140 milioni. L'accordo per l'uso del vecchio Texas Stadium, costruito nel 1971 con copertura e buco al centro ("così Dio può guardare giocare la sua squadra preferita", disse una volta il noto linebacker D.D. Lewis), era ormai prossimo alla scadenza, e dopo aver reso i Cowboys un team da Super Bowl, Jones era alla ricerca di un accordo per un nuovo stadio. Decise quindi di puntare su Arlington, cittadina sita tra Dallas e Fort Worth, e centro d'attrazione per divertimento e sport con l'enorme parco giochi Six Flags Over Texas e lo stadio di baseball dei Texas Rangers (già di proprietà di George W. Bush).
Quando nel 2003 venne eletto sindaco Robert Cluck, ex consigliere comunale e fan dei Cowboys, Jones gli disse di voler costruire uno stadio da $650 milioni, ricevendo un ok per un contributo del 50%. Per riuscirci però Cluck dovette ottenere l'approvazione di consiglio comunale e cittadini per un'emissione di bond specifica, oltre all'imposizione di una tassa dello 0,5% sulle vendite, un 2% sui soggiorni in hotel e un 5% sui noleggi auto. Il referendum si tenne nel 2004, e un gruppo di pressione denominato “Vote Yes! A Win for Arlington” raccolse oltre $5 milioni. Gli oppositori invece, la “No Jones Tax Coalition” (dal nome del proprietario dei Cowboys) non raccolsero che $43.000 (fonte Dallas Morning News del 26 ottobre, 2004). Una differenza di risorse che rese il match praticamente inutile, con vittoria finale dei sì 55 a 45, proprio nel giorno della rielezione a presidente degli Stati Uniti di George W. Bush.
Il piano finanziario della città di Arlington era bastao sulla possibilità di emettere bond non tassabili a livello federale. Nel 1986 il Tax Reform Act aveva tolto gli impianti sportivi dalla lista dei progetti finanziabili, la le municipalità trovarono il modo di aggirare la norma, Di conseguenza Arlington ha preso in prestito $300 milioni nel 2005, con emissione di bond a 29 anni al 4% (con gli investitori che hanno accettato un interesse più basso essendo questi esentasse), divenendo proprietaria del campo, mentre i Dallas Cowboys pagheranno un affitto di $ 2 milioni l'anno fino al 2038, per un totale di $60 milioni. Va detto che almeno Jones si è assunto gli extra costi dello stadio, raddoppiati fino a $1,2 miliardi. Ma il nuovo stadio ha permesso ai Cowboys di generare entrate per oltre $500 milioni, e un margine operativo di $227 milioni nel solo 2011, un record per la NFL (fonte: Forbes magazine), facendo del team texano la franchigia di maggior valore in America insieme ai New York Yankees.
Si aggiunga poi che essendo lo stadio di proprietà della città di Arlington, i Cowboys evitano anche la tassa sulla proprietà immobiliare sun asset valutato $904,5 milioni, che equivale ad un risparmio di $17 milioni l'anno al livello di tassazione attuale. E ciò quando le entrate su questo tipo di tassazione ammontano al 37% delle entrate cittadine totali. Tutto qui? No. Poco dopo il referendum la città di Arlington ha acquisito 30 ettari di terreno vicino allo tsadio dei Rangers, al parco divertimenti e all'autostrada "Tom Landry", sì da collegare Dallas e Fort Worth e aprire la via a quella che i Cowboys definiscono "la più grande struttura coperta al mondo". ma per realizzare questo collegamento Arlington ha demolito 162 proproietà, 51 negozi, 927 appartamenti e 105 case, perdendo ulteriori entrate in termini di tasse.
Stadio meraviglia
Lo stadio dei Dallas Cowboys può contenere oltre 100.000 spettatori se si includono i posti in piedi. Presenta un tetto retraibile ed enormi porte di vetro sui due lati. Un enorme schermo da 600 tonnellate pende a 27 metri d'altezza al centro del campo. I biglietti per visitare lo stadio, che ospita anche esibizioni artistiche, sono venduti a prezzi che vanno da $17.50 a $27.50 per gli adulti. I "club seats" sono 15.000, mentre le 320 suites sono state realizzate con pavimenti in marmo e counter in granito. Le suites sono disposte su tre livelli, con prezzi che spaziano da $100.000 a $500.000 a stagione, secondo quanto riporta uno studio di John Vrooman, economista della Vanderbilt University. Una suite doppia affittata da T. Boone Pickens, petroliere miliardario e finanziere, è stata sistemata in maniera particolare accanto a quella del proprietario. a
Gli ospiti hanno diritto ad un posto auto al prezzo di $75 a partita. Possono però saltare la fila all'ingresso e hanno accesso ad un buffet che offre carne di prima scelta, ottimo pesce, scampi, pollo arrosto e dolci d'ogni tipo. A metà partita vengono offerti hot dog con patate fritte, pollo fritto, cibo messicano, pizza e biscotti. Le mura delle suite sono contornate di schermi TV che trasmettono la partita per consentire di mangiare e non perdersi un minuto .
Le maggiori entrate sulle vendite hanno permesso anche alla città di Arlington di beneficiare a livello fiscale, con un più 5,4% rispetto all'anno precedente all'apertura dello stadio. E' aumentato anche il turismo, da cui dipendono 10.500 posti di lavoro, con occupazione del settore cresciuta del 9,5% dal 2008 rispetto ad un -9,4% a livello federale. Ciò grazie alla capacità di attrazione di un impianto così bello per eventi di visibilità internazionale: dal NBA All-Star game, al NFL Super Bowl, fino a grandi match a livello di college come le Final Four NCAA. E mentre le entrate dello stadio rimangono alla franchigia, la città incassa dalle extratasse approvate a suo tempo su ogni visita da fuori.
E a New York?
Diverso il caso del nuovo stadio di Meadowlands (NJ), casa dei New York Giants e dei new York Jets, che insieme hanno costruito un impianto da $1,6 miliardi, assumendosi un debito di $650 milioni a testa. Ma mentre i Cowboys non vincono un Super Bowl dal 1996, i Giants ne hanno vinto due in quattro anni. Come nello stadio dei Cowboys, i tifosi che si recano al MetLife Stadium possono trovare bar di alto livello, sedie in pelle all'altezza del campo da gico e moniotr HD dove gustarsi partita e replay. Giants e Jets hanno poi chiuso un accordo sui naming rights con la compagnia assicurativa MetLife Inc. dal valore di $20 milioni annui per 25 anni.
L'ex senatore dell'Oregon Bob Packwood, già a capo della Commissione Finanze del Senato, definisce il MetLife Stadium “il più costoso stadio mai costruito con soldi privati”, che mostra come sia possibile a costruire uno stadio in questo modo.
L'Italia è diversa (forse, o purtroppo)
Un modello in Italia purtroppo ancora non c'è, visto anche che di nuovi stadi ne è stato costruito uno solo a Torino dalla Juventus. Soldi pubblici certamente non sembrano essercene, visto lo stato delle finanze pubbliche, ma è possibile che qualche presidente (o magari la Lega stessa, se funzionasse realmente), assistito da lobbisti di livello, possa riuscire ad ottenere - al di là quindi delle previsioni di snellimento burocratico del prossimo ad essere approvato ddl Stadi - sgravi (sull'IVA? sull'IMU? sulla tassazione dei rifiuti?) nell'ottica della costruzione di nuovi impianti sportivi, ad es. attraverso un lavoro simile a quello fatto dagli americani col Tax Reformation Act e qui su un provvedimento (per esempio) legato alle infrastrutture. Ma sono ovviamente solo ipotesi.
Al momento però sembra mancare completamente un'ottica strategica e la managerialità necessaria (tranne casi sporadici, come ad esempio Juventus, Roma e forse le milanesi) per comprendere quale modello seguire per la costruzione di nuovi stadi e come creare nuove possibilità di maggiori entrate, anche attraverso una adeguata attività di public affairs, comunicazione ed "educazione" nei confronti di aziende ed istituzioni. Ma senza una forte iniezione di professionalità dall'esterno, e magari dall'estero come ha fatto la Roma, l'obiettivo di avere stadi nuovi, comodi, funzionali e dove la gente vuole spendere sembra un obiettivo sempre più lontano. E intanto il nostro calcio, sesta industria del paese, si avvia alla decadenza.
Franco Spicciariello
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