
Molto chiare le idee del presidente Stefano Dinelli, espresse in un'intervista al Tirreno.
«La nostra ambizione è proprio quella di cambiare la filosofia di vivere lo stadio: non più un luogo dove si va solo la domenica pomeriggio per assistere alla partita, ma un centro di aggregazione per tutti. Nel nuovo stadio vorremmo che si potesse andare per cenare al ristorante o per l’aperitivo nel bar della torretta, per acquistare una camicia o per trascorrere un’ora in palestra. Insomma, la nostra idea di stadio è quella di una struttura polifunzionale capace di diventare un polo di attrazione a tutto tondo. Attenzione, però. Questo non vuol dire che l’aspetto sportivo diverrebbe marginale: aumentando i servizi e le comodità per gli spettatori, vorremmo far riavvicinare allo sport le famiglie e chi, più in generale, fino ad oggi non frequenta lo stadio. La nuova struttura avrebbe infatti tutti i posti a sedere e al coperto, una settore baby riservato ai ragazzi fino a 14 anni, un sistema di sicurezza tecnologicamente all’avanguardia che permetterebbe una grande facilità di accesso. Insomma, come ci è stato più volte ripetuto, saremmo un esperimento pilota per tutta Italia. Con tutti i vantaggi che l’arrivare per primi comporterebbe».
Cosa sarà ricavato all’interno dello stadio. «Innanzitutto una importante struttura ricettiva: nel progetto iniziale abbiamo pensato ad un hotel da 100-110 camere per una importante catena alberghiera. Poi un’attività di ristorazione. E ancora una beauty farm con palestra e centro benessere. Tutte attività in qualche modo interconnesse, in modo da creare quel polo di attrazione che abbiamo in testa».
Si parla anche di un centro commerciale... «Ovviamente vi sarà spazio anche per una serie di negozi. Quanti? Abbiamo in mente un’ottantina di attività. A questi negozi vorremmo affiancare un punto vendita destinato alla media distribuzione, sull’ordine dei 1500 metri, che faccia da volano per tutti».
Chi vi critica, parla di un nuovo scasso del territorio. E di una mera operazione speculativa. Cosa rispondete? «Che in realtà riqualifichiamo un’area fortemente degradata. Io che frequento lo stadio quasi tutti i giorni, invito tutti i viareggini a vedere come è tenuta questa parte di pineta. E da chi è frequentata. In realtà, con questo progetto, noi non tocchiamo un solo metro di pineta. Il nuovo stadio avrà la stessa volumetria dell’attuale e ne manterrà sostanzialmente invariati confini e altezze. [...] abbiamo ingaggiato l’architetto Zavanella che è uno dei migliori professionisti italiani in questo settore e che ha firmato il progetto del nuovo stadio di Torino». [e qui - secondo noi - si poteva fare di meglio, visti i mediocri design dello stadio Euganeo di Padova e del nuovo Delle Alpi di Torino, entrambi di Zavanella, S&B].
Via la pista d'atletica. «L’attuale pista di atletica non ci sarà più. Ma da quanti anni non si fa un meeting d’atletica degno di questo nome a Viareggio? E che prospettive ci sono perché vi venga nuovamente organizzato? Con questo non voglio certo dire che l’atletica non debba avere un proprio spazio in città. Ma il Comune di Viareggio, fra oneri di urbanizzazione e vendita dei diritti di superficie dello stadio, incasserà da questa operazione circa 10 milioni di euro. Ebbene, con una parte di queste risorse potrebbe realizzare un nuovo campo d’atletica. E potrebbe investire parte di quei fondi anche per altri sport che al momento non hanno alcuno spazio in città».
Per leggere tutta l'intervista cliccare qui.
SI FACCIA QUALCOSA PER DENUNCIARE IL DISASTRO CHE QUESTO ZAVANELLA STA FACENDO COL NUOVO STADIO E' SOLO UN SOGGETTO RACCOMANDATO DALLA POLITICA, E CHE NON HA ALCUNA ESPERIENZA A LIVELLO INTERNAZIONALE
RispondiElimina